Uno scambio di opinioni tra l'editorialista de "La Stampa" e Franco D'Alfonso sul ruolo 'politico' delle liste Civiche.

Uno scambio di opinioni tra l'editorialista de "La Stampa" e Franco D'Alfonso sul ruolo 'politico' delle liste Civiche.

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CIVICI E POLITICA

Marcello Sorgi e noi. 

Uno scambio di opinioni tra l'editorialista de "La Stampa" e Franco D'Alfonso sul ruolo 'politico' delle liste Civiche.

A tutti i nostri lettori, amici e simpatizzanti, proponiamo - come peraltro già fatto con gli iscritti all'associazione "I CIVICI" - la recente corrispondenza tra Franco D’Alfonso e Marcello Sorgi, valente giornalista de "La Stampa", che ben illustra la prospettiva autenticamente politica dell’azione di Alleanza Civica del Nord.

In particolare la promozione di Liste civiche - riformiste e indipendenti dai partiti tradizionali - alle elezioni amministrative del prossimo 3-4 ottobre a Milano, Savona, Torino e Bologna (e molte altre città e Comuni) riconferma con forza la capacità del Civismo di fare rete nei territori partendo dalle città per superare le crescenti difficoltà dell’attuale sistema politico locale e nazionale.

Lettera di Franco D’Alfonso a Marcello Sorgi

La Stampa redazione di Roma 9 agosto

Caro Sorgi,

ho letto con il consueto interesse la Tua riflessione sulla difficoltà dei civici “di destra” che ti ha portato a concludere che “in Italia civici hanno sempre voluto dire (…) un espediente per fare il salto della quaglia da uno schieramento all’altro” e proprio per la stima e l’attenzione che da sempre dedico, come gli altri tuoi numerosi ed attenti lettori, alle tue riflessioni non posso esimermi, questa volta, dal contraddirti e dal dissentire in radice con questa affermazione.

E’ vero che la “politique politicienne” non lesina, anche per questa scadenza elettorale, l’uso delle liste civetta e di gregariato ai partiti, magari con l’abusato espediente della “Lista del sindaco” buona per rastrellare consensi senza pagare pegno politico, ma non per questo si può ignorare che il civismo politico in questi ultimi dieci anni è stato anche ben altro, soprattutto al Nord.

L’esperienza della primavera “arancione” di Milano fu vincente soprattutto grazie al “Comitato del 51 per cento” nato dall’intuizione di Piero Bassetti che chiamò la borghesia milanese a sostenere il progetto di Giuliano Pisapia nato a sinistra ma che senza il determinante apporto del civismo politico ma non partitico milanese non avrebbe mai potuto sconfiggere l’Invincibile Armada del Berlusconi premier di allora.

Da quel momento si è affermato a Milano un principio fino ad allora inusitato, che anche a sinistra il sindaco di Milano non veniva indicato da nomenclature varie ma dalla società civile che nel patto municipalista ambrosiano sin dai tempi di Caldara ha collaborato pragmaticamente e fattivamente con i sindaci riformisti e pragmatici restando esterna ai partiti senza contrapporvisi, scegliendo dopo Giuliano Pisapia un altro “non partitico” come Beppe Sala e ha portato all’impegno politico diretto molti uomini e soprattutto donne che non avrebbero mai passato le forche caudine della selezione oligarchica dei partiti veri o presunti e che costituiscono oggi a pieno titolo parte importante delle classi dirigenti locali spingendo gli stessi partiti al rinnovamento ed all’unità.

Proprio Giuliano Pisapia, in un’intervista rilasciata nel 2011 poche settimane dopo l’elezione a Sindaco di Milano, alla domanda su come si definirebbe politicamente rispose con una frase secca: “io sono un riformista”. Fu il segnale di sfida lanciato anche alle liste civiche per andare oltre il momento elettorale tipico comunale e interessarsi ed impegnarsi di buona politica oltre il giardino di casa.

In questa scadenza elettorale il civismo politico è stato il principale promotore delle liste di unità riformista a Milano, Savona, Torino, Bologna, “convincendo” i tanti attori di questa area a mettere da parte le inutili velleità di supremazia di simboli di partitini, francobolli che potevano da soli aspirare con percentuali inchiodate ad un massimo del 3 per cento solo ad essere dei “Gronchi Rosa” della politica.

Ovviamente i risultati elettorali diranno se e quanto questa ipotesi politica sia un progetto e non un azzardo: per intanto, per esempio a Torino il “signor Nessuno” Franco Tresso è arrivato a poche decine di voti dalla nomination a candidato sindaco avendo contro tutte le strutture del potere incartapecorito ma ancora ben saldo nei centri di potere del PD sabaudo.

Sono certo che osservatori attenti e competenti come Te non mancheranno di dedicare la giusta attenzione anche a questo civismo politico, che non merita di essere liquidato come espediente di bassa politica.

Con la stima di sempre

Franco D’Alfonso

Presidente Alleanza Civica del Nord

Risposta di Marcello Sorgi

9 agosto

Caro D’Alfonso,

è vero: avrei dovuto aggiungere “in molti, troppi casi”, o “specialmente al Sud”, per distinguere la positività del “civismo” politico del Nord dal trasformismo, malattia abituale della politica professionale in Italia. Resta il fatto che la credibilità della lista Bassetti era legata, oltre che alla composizione della lista fatta da gente per bene, alla forza dell’uomo che l’aveva voluto e che veniva da trenta, forse quarant’anni di militanza democristiana (la Dc del Nord di Albertino Marcora e non solo lui,ovviamente) ed era stato, se non sbaglio, il primo presidente della Regione Lombardia. Quanto a Pisapia, anche lui rispettabilissimo sindaco predecessore di Sala, era stato un esponente di punta di Rifondazione comunista, parlamentare, presidente di commissione. Infine Sala: tralascio la sua recente conversione verde e il suo precedente misterioso incontro con Grillo. Nulla da eccepire, intendiamoci. Ma che fosse, anche da manager Expo, un tecnico-politico, seppure di qualità, non ci sono dubbi.

Tu stesso nella tua mail, di cui ti ringrazio per l’attenzione che dedichi al mio “taccuino”, distingui bene tra civismo e antipolitica o antipartitismo. Il punto è quello. Nel caso dei candidati civici del centrodestra direi che la genesi è quella di trovare dei candidati sottomessi per mascherare le divisioni interne della coalizione. Pur avendo a disposizione, come scrivevo, politici e civici che potevano competere con più probabilità di affermazione, ma anche con maggiore garanzia di indipendenza, se eletti sindaci.

Un saluto cordiale.

MS. Marcello Sorgi

Giornalista

La Stampa 06.47661

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