Si parte dal Nord - dal nostro core business - sul quale si stringono i bulloni organizzativi. Ma il brand "portante" è quello di Alleanza Civica: un civismo federalista e pragmatico.
Alleanza Civica, infatti, ha tra i suoi obiettivi prioritari quello di intensificare i contatti già in essere con i gruppi politici di ispirazione autonomista e federalista sul territorio nazionale (in particolare con l'associazione "Italia Mediterranea" e diverse altre, come in Campania, in Umbria, in Emilia-Romagna) allo scopo di contribuire allo sviluppo di una politica che sappia contribuire, dopo il Coronavirus, alla ricostruzione del nostro Paese e di una nuova Europa.
La scelta è di avere come bussola comune il tema dell'Autonomia, declinato come Competenza e Semplificazione.
In quel quadro, ai diversi livelli istituzionali, andranno affrontate le priorità programmatiche (ambiente, lavoro, education, infrastrutture e mobilità, innovazione, partecipazione).
Il tempo degli schieramenti che esprimono candidati e programmi è finito. Si parte dalle "issue".
Si parte cioè dal contenuto e non dal contenitore.
E non si parte con un leader, che dovrà invece emergere nel processo della ricostruzione, per adesione o cooptazione, non necessariamente tra le file dei civici della "prima ora".
Essere protagonisti ed attori in questo spazio politico richiede quindi un salto di qualità dell'azione politica per dare vita ad un soggetto autonomo e diverso, caratterizzato politicamente per proprie idee forti e "radicali", radicato nel territorio: cioè nel Nord, nei temi dell'autonomia federale, dello sviluppo e del rispetto della "morale civica", intesa come assunzione di responsabilità e non come semplice rivendicazione di diritti.
Il metodo sarà quello dell'aggregazione sul "programma", per muoversi in un sistema proporzionale che media dopo e non prima delle elezioni. Si tratterà cioè di tornare ad un sano senso del dovere è la condizione necessaria per ricostruire responsabilmente un domani migliore.
Della triade identitaria proposta (Europeisti, autonomisti, ambientalisti) è sempre più evidente che Europa e funzioni nei territori è l'endiadi al tempo stesso massimamente "identificativa" e caratterizzante.
Confermando che la nostra ipotesi è quella di soggetto autonomo che si caratterizza sui contenuti e territorio e partecipa con propria identità politica definita, portatrice di un "pezzo" di progetto politico più ampio e non come mero "mosaico" di gruppi dirigenti locali scollegati politicamente fra loro, la nostra identità parte da "Alleanza" (vale a dire rapporto tra varie liste e soggetti) ma deve tendere a evolversi in un soggetto unitario.
Il primo contenuto di definizione di identità è infatti il riconoscimento dell'ambito europeo politico, istituzionale, sociale come "il luogo" della politica. Il livello "nazionale" è per noi solo strumentale nei momenti elettorali.
Per le elezioni nazionali l'elemento di maggiore importanza è infatti la presenza dei collegi uninominali territoriali come rappresentanza diretta del territorio e non di una lista. Tra i nostri obiettivi c'è la richiesta di cambio del sistema elettorale per rompere il legame diretto e automatico con la lista proporzionale. Senza impiccarsi a modelli (peraltro esistenti e funzionanti: doppio voto alla tedesca, uninominale almeno per il Senato etc).
Per noi resta un elemento fondamentale della democrazia il diritto degli elettori di un determinato territorio a scegliersi i propri rappresentanti in maniera chiara e diretta e non su liste più o meno bloccate e comunque decise in sedi ristrette e centrali. Il principio per noi irrinunciabile resta quello della partecipazione diretta e civica e del rapporto tra eletto ed elettori sottoponibile a verifica.
Il nostro tema politico generale e principale è quello dell'Autonomia territoriale, da declinarsi - a partire da una radicale riforma del Sistema Sanitario - nei suoi effetti immediati e concreti (fiscalità diretta, semplificazione del rapporto cittadino/istituzione, efficienza della Pubblica Amministrazione, responsabilità e doveri).
In questo senso la richiesta di Autonomia differenziata, recentemente in discussione nella compagine governativa, per come è stata forzata politicamente, è servita soltanto ad innestare una inutile querelle sulle risorse. Inoltre, se tutte le Regioni chiedono le competenze su tutte le materie, si finisce solo con un nuovo e più forte centralismo regionale, che non tiene conto delle domande di autonomia dei territori, a partire dai Comuni, piccoli e grandi che siano. Per di più una scelta anacronistica perché lo schema regionalista attuale, come quello degli Stati nazionali, è da superare, nella prospettiva delle macroregioni.
Questo non significa certo "dimenticarsi" degli altri aspetti fondativi del nostro impegno politico (dall'antifascismo all'accoglienza, dai diritti civili alla responsabilità).
Ma è sui temi dell'autonomia, della innovazione che nasce dalle aree urbane, delle connessioni professionali ed economiche che si sviluppano nelle reti tra le città e i territori europei, è su questi temi che possiamo svolgere un ruolo politico originale contribuendo a far evolvere dai confini municipali il tradizionale impegno civico.
I progetti civici "identitari", ed anche le possibili evoluzioni organizzative, sono infatti legati al rinnovo delle amministrazioni principali e sono caratterizzati quasi sempre da un gruppo "locale".
L'idea è che in quella dimensione si sia aggreganti e non aggregati, intorno ad una candidatura, una lista ma, soprattutto, un programma riconoscibile sul territorio.
La prudenza che abbiamo mostrato finora è sacrosanta: non serve una scialuppa per solcare le onde!
Dobbiamo restare prudenti, ma consapevoli che solo l'audacia dell'innovazione potrà essere utile per il futuro.
"Nessun vento è amico di coloro che non sanno il porto verso il quale andare".
Lo sforzo di chiarificazione strategica rischia di essere velleitario, ma è l'unico possibile per dare un senso oltre la tremenda quotidianità del sopravvivere in cui siamo precipitati e la totale 'incertezza del presente.