Milano2021.
EFFETTO DRAGHI, CIVISMO, ELEZIONI AMMINISTRATIVE.
Il ruolo di Milano e del Nord deve tornare a essere politicamente trainante, pena il fallimento certo di qualsiasi rinnovamento.
di Franco D'Alfonso*
Quando si parla di innovazione in politica scatta immediatamente la tentazione di cercare scorciatoie. Questa volta con Draghi è impossibile.
Draghi non è il commissariamento della politica, ma dell’intero sistema: similmente alla dittatura romana, per un periodo definito (fino al giugno 2022?) la gestione dello Stato italiano e dei rapporti con l’Europa sono sottratti alla competenza dei partiti e della politica.
Il compito della politica adesso è (sarebbe) quello di rifondarsi senza avere responsabilità di governo: agevola chi vuole ricostruire politica, penalizza chi pensa che il governo e il potere siano l’unico ambito nel quale rigenerarsi (in realtà “durare”, l’eterna DC – Dobbiamo Continuare trasmigrata nel Pd e nei partiti della cd Seconda Repubblica )
In un recente documento di Alleanza Civica è scritto:
“… Non si deve accettare, come la sinistra sciaguratamente ha fatto nel passato, la leaderizzazione del confronto; non si può puntare, almeno nel medio periodo, sulla rinascita dei partiti e degli schieramenti; si deve ripartire dalle comunità e dal territorio, dai suoi interessi, dalle sue identità. Il nuovo sistema politico si ricostruisce con il civismo federativo. Civismo, perché nei valori civici la comunità trova il senso concreto della democrazia governante, definisce i suoi interessi, non li fa condizionare da scelte ideologizzate e da convenienze di parte. Federativo, perché più comunità si uniscono per comuni interessi, funzioni, identità, bisogni, ed attraverso le istituzioni riformate, esprimono quella strategia di Governo e quelle funzioni amministrative che rispondono alle esigenze locali e globali di una entità storicamente compiuta e definita, come Città, Regione, Stato”.
Se queste sono le dinamiche istituzionali necessarie a governare, per esempio, le nuove problematiche socio-sanitarie ed economiche, il primo punto all’ordine del giorno di una politica innovativa dovrebbe essere quello di assecondare la prevedibile azione riformatrice del governo DRAGHI, indirizzandola però verso il modello di decentramento funzionale e federale e quindi lontano dalle illusioni di una deriva centralista “illuminata” che vada oltre il periodo “commissariale”, totalmente impossibile in un contesto complesso come quello italiano ed europeo.
Ma c’è un grave rischio che stiamo correndo. Europa, Autonomia, Competenza e Semplificazione sono stati i temi proposti dal Non-Congresso di Alleanza Civica del Nord (ACN): siamo ragionevolmente sicuri che Draghi presìdi e soddisfi più che efficacemente il tema Europa, la competenza e la semplificazione che attuerà attraverso strumenti, appunto, commissariali e non strutturali.
Il tema dell’autonomia è però pericolosamente assente da tutti i dibattitti ed in particolare quello delle Comunità locali, dei Comuni e dei sindaci totalmente dimenticato e accantonato: Giuliano Ferrara, che resta uno dei commentatori politici più arguti e capaci, ha non a caso sprezzantemente liquidato il tema delle elezioni comunali come quello di decidere chi “copre le buche in strada”.
Nella compagine politica inserita al Governo salta subito all’occhio come la rappresentanza politica del Nord sia stata ri-assegnata alla Lega de-sovranistizzata e di fatto ai governatori Leghisti (compreso quello a sua volta commissariato della Lombardia) e la sinistra ancora una volta ha lasciato il sindaco di Milano solo e possibile preda di una tenaglia di destra Governo-Regione.
Il ruolo di Milano e del Nord deve essere politicamente trainante, pena il fallimento certo di qualsiasi rinnovamento.
Ma Milano, la Milano politica, deve riprendere ad avere quel ruolo che si è appannato e non solo per il Covid.
Deve recuperare quel “modello ambrosiano” che in realtà altro non è che un metodo, un sistema di impegno e partecipazione civica, di azione collettiva e comunitaria, “municipale” ma che non si ferma di fronte alle mura fisiche o virtuali della città.
Deve declinare il tema dell’autonomia non più in termini di contrattazione territoriale più o meno campanilista e fra livelli gerarchici, ma per indicare una strada per affrontare problemi che si collocano su di una scala diversa, la cui soluzione non passa più prevalentemente per le dimensioni territoriali, bensì per le funzioni.
E’ per questo più che mai indispensabile oggi che all’interno della prevedibile maggioranza che accompagnerà l’auspicata conferma di Beppe Sala abbia evidenza, consistenza ed unità quella componente civica ambrosiana che sin dai tempi della primavera arancione seppe richiamare in servizio le componenti laico-socialiste e cattoliche con l’iniziativa lanciata allora da Piero Bassetti con il “Comitato del 51 per cento”, la necessaria unione tra borghesia illuminata e sinistra sociale che rese possibile il cambio di stagione politica.
Il cambio richiesto oggi alla politica non riguarda tanto lo schieramento o gli attori di governo, quanto la capacità di affrontare una situazione nuova ed ignota, nella quale per orientarsi occorre, di nuovo, competenza e capacità innovativa, non inutili affermazioni identitarie o di bandiera.
* Presidente “Alleanza Civica del Nord”