Elezioni REGIONALI del 12 e 13 febbraio 2023 in Lombardia.
L’astensionismo, i partiti-conchiglia e l’(In)-conscio collettivo.
di Giovanni Cominelli
Per quanto si possa torturare i numeri per far confessare loro l’inconfessabile, quelli delle ultime elezioni regionali resistono ad ogni pressione indebita. Qui si parla di quelli assoluti, non di percentuali. I numeri assoluti fotografano il consenso verso i partiti e, indirettamente, l’interesse verso le istituzioni; i numeri percentuali rispecchiano i rapporti di forza tra i partiti, definiscono la quantità di seggi spettante a ciascuno e, dunque, decidono chi governa e chi sta all’opposizione.
Ci limitiamo qui a quelli che riguardano i candidati-Presidente in Lombardia.
Nel 2018 il Presidente Fontana ottenne 2.793.369 voti. Nel 2023 ne ha ottenuti 1.774.477. Ha perso per strada 1 milione e 18.892 voti. Il PD nel 2018 presentò Gori, che portò a casa 1.633.373. Il M5S ne aveva presi da solo 974.993, candidato Violi. Nel 2023, in alleanza con il M5S, Majorino conquista 1.101.417di voti. Ne perde 531.956; ma l’alleato attuale - il M5S - ne perde 974.993.
Dove sono finiti i 2 milioni e mezzo di voti perduti dagli opposti schieramenti? Si sono sciolti nell’alta marea dell’astensione, salita al 58,3%. Su 7.882.634 di elettori aventi diritto, Fontana ne intercetta solo 1.774.477. E’ lecito chiedersi a nome di chi realmente parli e governi un Presidente eletto con questi numeri. (...) continua a leggere qui