di Claudio Trotta
Come tantissimi altri appartenenti al variegato e composito mondo del lavoro dello spettacolo, dell'arte e della organizzazione di eventi, anche io partecipo attivamente a molti tavoli organizzativi e propositivi come quello in programma SABATO 12 DICEMBRE.
Che fare? Oggettivamente insieme si stanno attuando e stimolando iniziative e azioni utili nella corrente e duratura emergenza economica e si sta lavorando ad un percorso di ordinamento giuridico e professionale che non ha precedenti nella recente storia Italiana dello spettacolo e delle arti varie.
Ma credo si stia perdendo di vista il punto nodale e principale.
Stiamo infatti accettando la chiusura di tutta la attività lavorativa live musicale, teatrale, da ballo, di strada e cosi via (lo streaming non lo è live né è interattivo nel senso reale del termine e in questo post evito deliberatamente di parlarne) senza alcuna prospettiva certa di riapertura.
Insomma ci stiamo giustamente occupando delle tutele immediate, dei bandi, dei sostegni, dei ristori e stiamo cercando di disegnare un futuro equo, solidale, sostenibile e che esalti la diversità nell'unione dell'intento principale di fare stare bene le persone e di dare un futuro alle nuove generazioni.
Ma non vi è alcun motivo per non CONTEMPORANEAMENTE imporre nella agenda governativa tempi, protocolli e modalità di riapertura degli spazi fisici all'aperto e al chiuso.
Non sto ovviamente parlando dei grandi spazi, degli stadi, degli autodromi o delle grandi arene la cui riapertura nell'estate 2021 credo sia impossibile e dai cui destini faremmo bene a smarcarci e distinguerci per non concedere alibi a chi parla di assembramenti pericolosi per la propagazione dei contagi.
Sto parlando di tutto il resto.
Il resto che riguarda la stragrande maggioranza della quotidianità del lavoro di milioni di persone nel mondo e che riguarda qualche miliardo di partecipanti o ancora meglio produttori associati come una volta li ha saggiamente definiti Carlo Petrini, non consumatori, parola oscena che ricorda la consunzione (logoramento, usura, esaurimento) quasi una succursale in terra dell'Inferno Dantesco.
Tempi che devono essere da noi indicati con una data precisa (il primo marzo 2021?) e non attesi da chi ci governa.
Modalità che devono reinventare le attitudini performative degli artisti prendendo a modello dal teatro, dal jazz e dai musical le multi repliche anche nello stesso giorno, le tenute di media e lunga durata nel territorio anche per diluire i flussi di movimento del pubblico e per poter garantire più spettacoli e più lavoro, produzioni più snelle, sfruttamento di risorse locali e territoriali, temporary venues con predisposizione di produzioni locali utilizzate da più spettacoli e più artisti in momenti diversi per ottimizzare le economie ed il lavoro.
Un Protocollo sanitario che abbia un test rapido all'ingresso sostenibile, ufficiale e riconosciuto e tutte le precauzioni necessarie.
Un Nuovo Protocollo organizzativo che determini le capienze degli spazi in base alle loro dimensioni, alle modalità di vendita dei biglietti e alla assegnazione dei posti con l'adozione di una pianta dinamica legata alle autodichiarazioni di appartenenza ad un gruppo di congiunti o meno, delle vie di flusso di ingresso e uscita delle persone, delle caratteristiche dei servizi accessori, di pronto soccorso, di ristoro e dei servizi igienici e della possibilità del distanziamento fisico possibile quando necessario.
Si può e si deve fare.
Facciamolo.
Al centro CLAUDIO TROTTA.
Ha ricevuto benemerenza dell'Ambrogino questo 7 dicembre.