Un grande ingegnere che ha reso più moderna Milano. L'appassionato ricordo di un amico e collaboratore.

Un grande ingegnere che ha reso più moderna Milano. L'appassionato ricordo di un amico e collaboratore.

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di Maurizio PEZZOTTI **

Professore Ordinario di Idraulica al Politecnico di Milano l’ing. Domenico Zampaglione, è stato un grande tecnico prestato al riformismo milanese in un periodo storico di grande ammodernamento delle infrastrutture idrauliche del Comune di Milano. 

Domenica 15 novembre il nemico invisibile del 2020 ha colpito anche lui, togliendolo alla famiglia e ai tanti amici che aveva. 

Come docente del Politecnico fece parte anche degli organi di governo della nostra maggiore Università tecnica, alla quale non mancò mai di dare il suo contributo.

Il suo campo di attività è stato però principalmente quello delle opere e della pianificazione di interventi di carattere idraulico-infrastrutturale strettamente collegate con l'ambiente ed il territorio. Un campo perciò che implica un continuo confronto non soltanto con le compatibilità del quadro infrastrutturale preesistente, ma soprattutto con le problematiche legate alla sostenibilità ambientale, agli aspetti sociali ed economici, come anche alle catastrofi idrogeologiche.

Una di queste - forse tra le più rovinose della nostra epoca, l'alluvione del 1987 in Valtellina - lo vide impegnato a dare il suo prezioso contributo, nei vari Comitati tecnico-scientifici di gestione dell'emergenza, a fianco dell'allora AEM, azienda comunale, e della Regione.

Nominato dall'allora Ministro della Protezione Civile come componente della Commissione Grandi Rischi, insieme all'ingegner Lunardi, al professor Maione e a Michele Presbitero seguirono tutta la gestione dello svaso del lago di Valpola, formatosi rapidamente dopo la frana del Pizzo Coppetto, e diventato una minaccia per tutta la Valle e non solo. Nelle rare foto di quei momenti di grande ansia, si riconosce Zampaglione mentre nella Sala riunioni della centrale elettrica  di Grosio, discute i particolari della famosa "tracimazione controllata" che tenne col fiato sospeso tutta l'Italia, insieme al Ministro Remo Gaspari, all'allora presidente della Lombardia Bruno Tabacci e all'assessore Gianni Verga, al vicesindaco del Comune di Milano di allora Alberto Zorzoli, al DG della Aem Augusto Scacchi e a tutti i dirigenti dell'azienda e della Commissione tra cui il prof. Maione.

La collaborazione con le Aziende comunali fu sempre intensa e portò negli anni ad opere decisive per l'ambiente della città di Milano, come la costruzione dell'impianto per i rifiuti di Silla, e come poi il depuratore di Nosedo.

Fu però proprio negli anni novanta del secolo scorso che l'ing. Zampaglione si misurò direttamente, seppure da tecnico, con la complessità della gestione politica. Fu infatti uno degli Assessori tecnici di maggior rilievo nelle due Giunte del Sindaco Albertini che a cavallo del secolo ha lavorato, con modalità riformista diremmo oggi, nel campo ambientale per il trattamento delle acque, dei rifiuti, dell’aria, della bonifica suoli e altro ancora.

Sono stati in molti a ricordare oggi il suo fondamentale contributo alla costruzione dei depuratori di Milano, una realizzazione davvero molto attesa dalla città, frenata nel complesso iter dalla giunta precedente (ricordate il leghista Formentini? E con lui il verde Ganapini?) e ripresa proprio dal binomio Albertini-Zampaglione fino alla completa realizzazione della rete di collettori fognari e dei tre impianti di depurazione di tutte le acque reflue di Milano.

A Zampaglione viene riconosciuto questo importante successo, che lui volle raccontare passo passo ai milanesi, attraverso la stampa cittadina, con periodiche visite ai cantieri dei grandi impianti, riuscendo così a far superare le iniziali preoccupazioni di una parte dei residenti intorno all’area di Nosedo. E via via poi nel tempo, grazie a una corretta gestione, fece comprendere la valenza positiva di queste “fabbriche” di acqua pulita da restituire alle attività agricole del Parco Sud.

L’assessore Zampaglione, in quanto professore del Poli (del quale ha ricoperto anche il ruolo di Pro-Rettore) e valente studioso e professionista dei regimi delle acque, ha lasciato ai milanesi molte altre importanti realizzazioni nel suo doppio mandato amministrativo dal 1997 al 2006.

Per rimanere nel campo idrico ha operato per dotare ogni centrale dell’acqua potabile di singoli e indipendenti impianti di potabilizzazione in un periodo in cui venivano scoperti sempre nuovi inquinanti nella falda sotterranea; ha predisposto il piano per ridurre i danni – oltre che i diffusi disagi – derivanti dalla risalita della falda acquifera, specialmente nella parte sud-est della città più bassa; ha portato a compimento il trasferimento della gestione del sistema idrico integrato (acquedotto, fognatura, depurazione) dalla ormai superata gestione diretta comunale alla azienda controllata Metropolitana Milanese, tanto da farla diventare una delle più efficienti in Italia.

Si è ovviamente interessato anche della difesa idraulica della parte nord di Milano, periodicamente (ancora oggi) vittima delle esondazioni del Seveso, lavorando con l’allora Provincia per il raddoppio di un tratto del Canale Scolmatore di Nord-Ovest e per la fattibilità del nuovo Canale Scolmatore di Nord-Est.

Quest’opera venne poi abbandonata dalla giunta comunale successiva (Moratti) non per carenza di fondi, che erano stati individuati e allocati, ma più probabilmente per evitare un confronto che si preannunciava molto teso con gli amministratori dei territori interessati dalla eventuale costruzione del canale gemello dello Scolmatore di Nord-Ovest. 

Come è noto negli ultimi anni i tecnici e i politici responsabili della gestione del regime delle acque intorno a Milano hanno scelto la via delle “vasche di laminazione”, giudicate meno invasive e (si dice) altrettanto efficaci di un nuovo canale per evitare che Niguarda finisca sott’acqua dalle tre alle sei volte l’anno.

L’ingegnere, che prevaleva nella personalità comunque forte e decisa di Zampaglione, rimase molto deluso da questa scelta, e non mancò di farlo sapere ai vari responsabili; anche se chi ha avuto occasione di frequentarlo e di parlarne trovava in lui giudizi comunque sempre sereni, mai segnati dalla sconfitta di uno dei suoi tanti progetti.

È proprio in questo che l'ing. Domenico Zampaglione ha saputo avere sempre un modo di operare “riformista”, con la chiara visione dell’obiettivo da raggiungere e con la consapevolezza della necessità di adattare scelte e comportamenti ai vari momenti determinanti che si trovano durante la realizzazione di opere complesse della pubblica amministrazione.

Ha collaborato alla realizzazione del termovalorizzatore dei rifiuti Silla 2, per niente scontato nella sua approvazione realizzazione e messa in funzione a regime, filtri e monitoraggio compresi, in un periodo dove in molte parti d’Italia si creavano le condizioni di emergenza nella raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti domestici.

Il Silla 2 non è solo un inceneritore di rifiuti: brucia quella parte dei rifiuti milanesi non destinati al recupero per generare anche calore e consente di trasferire acqua calda a molti stabili cittadini, eliminando le singole caldaie a gas metano o peggio a gasolio.

Milano ne va fiera, giustamente, di quest’opera e qualche merito va ricondotto anche ad alcuni interventi diretti dell’allora Assessore all’Ambiente Domenico Zampaglione.

Potrei continuare, come suo fortunato collaboratore, a ricordare come ha operato per mitigare i primi effetti dell’inquinamento elettromagnetico in ambito urbano delle oltre 800 antenne di telefonia mobile posizionate come funghi in poche stagioni; per l’applicazione delle nuove norme della bonifica del suolo nei primi grandi cantieri dei siti produttivi dismessi;  per le direttive agli operatori del nucleo Ambientale della vigilanza Urbana;  per l’elaborazione del primo piano per la riduzione dei disagi da rumore in città e per le campagne contro l’abbandono degli animali domestici….

Ricordo la particolare soddisfazione di Zampaglione alla presentazione della sua annuale "Relazione sullo stato dell’Ambiente a Milano",  una pubblicazione che riassumeva l’insieme delle scelte e dei risultati ottenuti in campo ambientale di anno in anno. 

Zampaglione faceva notare a molti suoi interlocutori come la pubblicazione dei dati certi, in materia di interventi ambientali nel loro complesso a Milano, avesse smorzato le precedenti polemiche sulla stampa cittadina.

Certamente non fu tutto risolto in campo ambientale da Zampaglione e dalla sua struttura; col senno di poi (e anche durante i due mandati amministrativi) ci furono problemi messi in seconda fila, o trattati senza grandi risultati, come il mancato trattamento dei fanghi prodotti da tre impianti di depurazione, qualche ritardo nella limitazione del traffico privato per il miglioramento della qualità dell’aria (a gestione di un altro Assessorato ma con effetti ambientali evidenti), o le poche scelte davvero incisive per la riduzione dei consumi energetici in città e chissà quante altre piccole e grandi opportunità non sfruttate a dovere.

Ma le qualità dell’Assessore Domenico Zampaglione non si possono però dimenticare, e la sua impronta rimane nelle realizzazioni strutturali ancora oggi vanto della città di Milano.

E, mi permetto di aggiungere, che al di là degli aspetti politici e professionali, bisogna comunque ricordare l'amore che un grande uomo come è stato Domenico Zampaglione, ha sempre portato alla sua città: posso testimoniare direttamente che amò sempre moltissimo la città di Milano, tanto da dedicargli tempo, impegno, conoscenza, intelligenza, esperienza.

Spero che la città di Milano sappia trovare il modo migliore per ricordarlo.

**Maurizio Pezzotti – collaboratore dell’Assessore all’Ambiente di Milano, Prof. Ing. Domenico Zampaglione, dal 1997 al 2006.

 

Zampaglione 28 agosto 1987 A

Zampaglione gruppo 1987 C

Zampaglione 280887 B

 

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