Il Comitato Politico Congressuale di Alleanza Civica, che si riunisce lunedì 28 Marzo, sarà un incontro decisivo per determinare l'orientamento della nostra Associazione, ad un mese dall'inizio della guerra russa contro l'Ucraina e in piena evoluzione del quadro politico nazionale, anche in vista delle elezioni amministrative di metà giugno, per le quali siamo impegnati a Genova affianco ad Ariel Dello Strologo (Candidato del campo progressista) e a Como con Barbara Minghetti (Capolista della lista Svolta Civica e candidata a Sindaco di Como).
In attesa di programmare la data del nostro Congresso nazionale, insieme ad Umbria Civica e a Mezzogiorno Federato, il nostro dibattito in sede locale va avanti.
Mercoledì 23 marzo si è svolto il Congresso territoriale a Mantova (sia in presenza che via web);
Mercoledì 30 marzo alle ore 18 si svolgerà quello di Torino;
e Giovedi 31 marzo (in presenza) quello di La Spezia.
Manca ancora data di Bologna e Genova (che partecipano con una iniziativa tematica).
Le Mozioni e i documenti principali del nostro dibattito sono pubblicate nella rubrica Documenti Congressuali.
Sulla guerra anche al nostro interno si è sviluppato un intenso dibattito che ha accompagnato l'immediata mobilitazione di tutto il mondo del Civismo a favore dei profughi. Ma oltre alla solidarietà con l'Ucraina si impone ormai anche una chiara posizione politica sul nuovo mondo che dopo il Consiglio europeo ormai si sta prospettando: come appare chiaro è in rapida evoluzione non solo il quadro geopolitico ma anche tutto il sistema economico e finanziario mondiale. Con inevitabili ricadute sia sulla tenuta delle alleanze di governo, ma anche delle stesse radici culturali della sinistra, come spiega nella riflessione seguente il presidente di ACN, Franco D'Alfonso.
SULLA GUERRA
Le posizioni del Civismo: alcuni interrogativi sul nuovo ordine mondiale e su alcune contraddizioni in seno al popolo della sinistra.
di Franco D'Alfonso
Ascolto allibito le voci che vengono dal congresso Anpi, una sorta di revival dei "Partigiani della pace”, questa volta al servizio di un russo di destra invece che di un rosso sovietico. Per fortuna Liliana Segre (“la resistenza di un popolo invaso è l'esercizio fondamentale di difendere la propria patria: se vogliamo essere fedeli ai nostri valori non è concepibile nessuna equidistanza”) e Carlo Smuraglia (“si dà una mano a chi è più debole e si batte per una causa giusta”) sono ancora tra noi (e loro) a ricordarci cosa pensano le poche persone che guerra, distruzione e lotta armata non l'hanno scelta ma l'hanno vissuta in prima persona”.
Con le loro parole e con lo striscione portato da alcune donne in una manifestazione:
"Se la Russia smette di sparare, la guerra finisce. Se l'Ucraina smette di sparare, l'Ucraina finisce", si potrebbe chiudere la disputa sull’opportunità di dare armi all’Ucraina per resistere all’invasione armata in corso.
Questa scelta si fonda sull’evidenza di chi è l'aggressore e chi è l'aggredito, non di chi ha ragione e chi ha torto: è per questo che bisogna dubitare, ma non esitare. Come dice il presidente Macron, prima fermiamo Putin e poi discutiamo e trattiamo. (...) Continua a leggere qui
