di Arcangelo Merella
(già Assessore trasporti comune di Genova)
Ingorghi e code, con tempi di percorrenza da scandalo, riportano la Liguria a problema nazionale. Il sistema autostradale è particolarmente fragile, ma i problemi emersi non possono trovare soluzione alcuna seguendo l'onda emergenziale. Occorre guardare in prospettiva e guardare agli esempi di efficienza che pure esistono (basta citare Austria, Svizzera, ecc.).
La gestione delle autostrade deve trovare la sua Anas 4.0 che sembra assente persino dal dibattito tecnico e ingegneristico, prima che politico.
Quando sarà possibile approfondire con una visione prospettica e non con l'ansia delle code della domenica?
Possibile che non vi siano proposte paragonabili all'eccellenza esecutiva del nuovo Ponte Morandi?
Parliamone. Per intanto ringraziamo Arcangelo Merella per questo suo primo intervento.
La difficilissima situazione che sta vivendo la Liguria impone chiarezza, domande e risposte.
Finora hanno prevalso confusione e accuse reciproche tra MIT e Regione, tra concessionarie e Governo, all’ombra del crollo del Morandi.
Stando a quello che ci raccontano, le chiusure sarebbero determinate da indifferibili lavori per la messa in sicurezza delle numerose gallerie che interessano la rete ligure (oltre l’80% delle gallerie sull’intera rete nazionale) sulla base di precise norme e leggi che vanno attentamente lette per capire cosa sta succedendo. Mi riferisco alla Direttiva 2004/54/CE e al successivo D.lgs. 264/2006.
Queste norme impongono ai gestori delle reti autostradali la messa in sicurezza delle gallerie sotto il profilo del rischio incendio entro l’aprile 2019.
Malgrado quello che affermano i gestori, quasi nessuna delle gallerie autostradali a quella data era stata adeguata al rischio, ma quello che sorprende è l’assenza del ruolo attivo del Ministero cui corre l’obbligo di controllare, sovrintendere, approvare i progetti, irrogare sanzioni nei casi di inadempienza.
Infatti la legge prevede la costituzione di un’autorità ammnistrativa con i compiti ben delineati all’art.4 del richiamato decreto, con funzioni ispettive e di controllo che si spingono fino ad attribuirgli il dovere di chiudere al traffico la galleria non a norma. Questo organismo incardinato nel Consiglio superiore dei lavori pubblici (organo del MIT) deve riferire al Parlamento ogni due anni sullo stato dell’attuazione dei provvedimenti previsti dalle leggi così come il Ministro deve, una volta all’anno, presentare una relazione al Parlamento.
E’ stato fatto? Se sì, perché non sono noti questi elementi di conoscenza? Se no, perché tale pericolosa reticenza?
È vero che i concessionari hanno presentato progetti per la messa in sicurezza delle gallerie, approvati dagli organi tecnici che, nell’occasione, anche sulla base di precise richieste della Regione, avevano accertato che il concessionario si fosse dato carico di prevedere tutte le soluzioni compatibili con l’esigenza di mantenere una situazione di regolarità sulla viabilità generale. Vero è che alla data del 30 aprile 2019 non risultano eseguiti i lavori approvati né che siano stati presi accordi a livello locale per una gestione ordinata dei lavori. E questo è il primo problema.
Il secondo riguarda invece l’estensione dei controlli su tutte le gallerie ai soli fini della sicurezza strutturale, che esula dal contesto normativo richiamato e che, per quanto ci è dato di conoscere, sta avvenendo al di fuori di una programmazione che tenga conto dell’impatto durissimo che i lavori svolti in contemporanea stanno riversando sul territorio.
In barba alla legge che prevede: “Qualora le restrizioni per la circolazione abbiano durata superiore alle quarantotto ore o qualora si abbia giustificato motivo che potrebbero sorgere problemi di ordine pubblico, queste devono essere adottate d'intesa con gli Uffici territoriali del governo competenti”.
E che: “In caso di chiusura della galleria (per un breve o lungo periodo), si devono informare gli utenti sui migliori itinerari alternativi tramite sistemi informativi di facile accesso”.
Gli itinerari alternativi fanno parte dei piani di emergenza sistematici e devono essere finalizzati a mantenere quanto più possibile scorrevole il traffico e minimizzare gli effetti secondari sulla sicurezza nelle zone limitrofe.
Fate voi!