Convegno Passaggio a Nord Ovest

Convegno Passaggio a Nord Ovest

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Organizzazione: Gruppo di Verbania, Associazioni Liste Civiche Liguria, Piemonte, Lombardia.

Presidenza Convegno: Francesco Battistini (cons. regionale Liguria), Elisabetta Strada (cons. regionale Lombardia), Mario Giaccone (cons. regionale Piemonte)

H. 10 - saluto Sindaco Verbania Silvia Marchionini

H. 10.15 – Relazione introduttiva – Franco D’Alfonso

H. 10.30-11.30 – Interventi nel dibattito

  • Piero Bassetti, Presidente Globus e Locus
  • Gabriele Albertini, già Sindaco di Milano ed eurodeputato
  • Serse Soverini, Deputato Area Civica
  • Bruno Tabacci, Deputato +Europa
  • Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo
  • Federico Borgna, Sindaco di Cuneo
  • Alberto Valmaggia, Assessore regionale - lista Monvisa
  • Giuliano Pisapia, già Sindaco di Milano e parlamentare
  • Alessio Pascucci, Sindaco di Cerveteri e coordinatore Italia in Comune

H. 11.45-13.30 – Tavola rotonda "Competitività territorio"
Coordina: Francesco Tresso
Modera: Jacopo Tondelli, direttore de' Gli Stati Generali

  • Beppe Sala, Sindaco di Milano
  • Pietro Modiano, Presidente SEA e Carige
  • Sergio Chiamparino, Presidente Regione Piemonte
  • Luca Bianchi, Presidente ATM
  • Marco Bentivogli, Segretario Generale FIM CISL

H. 14.30-16.30 – Tavola rotonda "Logistica trasporti mobilità"
Coordina: Arcangelo Merella
Modera: Walter Galbiati, inviato de' La Repubblica

  • Giorgio Goggi, Politecnico di Milano
  • Gilberto Danesi, Amministratore Terminal Voltri Europa
  • Thomas Baumgartner, Presidente Fercam
  • Maurizio Maresca, Struttura missione MIT
  • Giampaolo Botta, Spediporto
  • Paolo Foietta, Direttore Tav

H 16.15 - 17.30 – Tavola rotonda "Corso Verbano-Cusio-Ossola"
Coordina: Giovanni Alba
Modera: Maria Grazia Varano, Giornaista di TeleVCO Azzurra TV

  • Laura Sau, Assessore lista civica Verbania
  • Virginio Brivio, Sindaco di Lecco e Presidente Anci Lombardia
  • Aldo Reschigna, Vice Presidente Regione Piemonte
  • Antonello Ciotti, Presidente COREPLA, Cons. consorzio riciclaggio plastica
  • Lucia De Cesaris, CdA Arexpo, già Vice Sindaco di Milano

Hanno assicurato presenza: Guido Pollice (Pres. VAS); Corrado Valsecchi (vice Sindaco Lecco); Carmine Pacente (cons. comunale Milano); Claudio Bonfanti (civici Bergamo); Emmanuel Conte (cons. comunale Milano), M. Luisa Melli (consigliere di Suzzara civica), Alberto Veronesi (cons comunale Milano), Sergio Meazzi (vicepresidente Municipio 6 Milano), Davide Mattiello (associazione Benvenuti in Italia), Elide Tisi (già vicesindaco Torino), Luca Marcora (Area Civica MI), Marco Fumagalli (capogruppo Noi Milano), Oria Trifoglio (cons comunale civica Alessandria), Valentina Ghio (sindaco Sestri Levante), Giancarlo Caldone (sindaco Volpedo), Massimiliano Didò (Associazione Varese-Europa) Silvia Fossati (pres Milano Civica), Luca Stanzione (Cgil trasporti).

GRUPPO DI VERBANIA

Il “gruppo di Verbania” è un gruppo informale formatosi all’interno del mondo delle liste ed associazioni civiche del Piemonte, della Lombardia e della Liguria, con lo scopo unico di organizzare un appuntamento di riflessione e confronto sulla realtà del territorio del Nord Ovest d’Italia . L’incontro si svolge a Verbania individuata come città simbolo per le tematiche principali : posta su una delle principali e storiche direttorie di collegamento fra le infrastrutture e le aree metropolitane del Nord, vive direttamente ed intensamente l’avere una forte identità locale unita all’essere fortemente integrata con l’area metropolitana lombarda, trovandosi amministrativamente nella Regione Piemonte e con un cordone ombelicale collegato al centro dell’Europa, sia economicamente, attraverso il turismo e la ricerca scientifica con i suoi congressi, sia fisicamente con la via del Sempione, sia infine storicamente, come luogo di incontro di commerci, sapere e storie fin dai tempi dell’Impero Romano.

Hanno partecipato alla preparazione di questa giornata e quindi ad animare il gruppo di Verbania  Felice Borgoglio (Alessandria) , Lorenzo Forcieri ( Spezia) , Franco D’Alfonso (Milano), Emilio Genovesi ( Milano), Francesco Tresso ( Torino), Diego Castagno ( Torino), Giovanni Alba  ( Verbania), Walter Andreazza ( Varese) Francesco Battistini ( Sarzana) Sergio Vicario ( Milano), Mariano Cattrini ( Domodossola).

RELAZIONE  INTRODUTTIVA 

FRANCO D’ALFONSO  

Consigliere comunale di Noi Milano

 

Un orizzonte europeo

Quando abbiamo deciso con gli amici del “Gruppo di Verbania” di dare al nostro incontro il titolo di “Passaggio a Nord Ovest” lo abbiamo fatto pensando ai territori che storicamente sono la via di collegamento ed il retroterra logistico per chiunque  abbia un orizzonte europeo ed una volontà di non richiudersi nelle mura della propria città e del proprio presente, cercando rassicurazione e speranza in un futuro di movimento e non in un passato di statico rimpianto.

Questa vocazione, questa storia e cultura di queste terre è ben rappresentata simbolicamente dalla manifestazione che più ha influenzato il dibattito politico ed economico recente, l’Expo di Milano, così come era avvenuto un secolo fa con Expo 1906.

All’inizio del Novecento Expo Milano  apriva  l’era dei trafori celebrando l’impresa economica e sociale  del Sempione; poco più di cento anni dopo l’Expo  ambrosiana ha potuto fregiarsi di quasi tutti i record pensabili e rilanciare uno spirito di grande internazionalismo e comprensione fra popoli diversi anche perché si è svolta al centro di una delle aree economicamente più avanzate ma soprattutto meglio collegate del mondo, come effetto straordinariamente positivo delle scelte infrastrutturali del passato.

Il sito stesso dell’esposizione è stato uno dei punti di forza della manifestazione proprio grazie ai collegamenti Tav e metropolitani che hanno reso nei fatti l’area che va da Torino e Genova alle città lombarde una unica grande area metropolitana all’interno della quale  ci si muove con agio che ha sorpreso tutti e che adesso, con il progetto Arexpo – Mind, renderà possibile la nascita di uno dei più importanti centri di ricerca scientifica di questo secolo.

Tutta la carovana alla meta

Da figli i una cultura anche cinematografica, il riferimento al film capolavoro di King Vidor non è casuale: il “Passaggio a Nord Ovest”, il cammino verso l’Europa di cui ci sentiamo parte e che vogliamo rilanciare anche in questa occasione, ha le caratteristiche di un viaggio ideale che si potrà dire compiuto quando tutta  la carovana e non solo i carri di testa, saranno giunti alla meta.

Nell’oggi che viviamo, però,  manca il protagonista, lo Spencer Tracy che indichi la strada della ricerca del passaggio verso il territorio promesso ed i componenti della carovana sembrano non credere più nella possibilità e perfino nella bontà della missione affidata, gridano che è meglio tornare a casa e che è possibile ignorare l’esistenza di un oltre noi stessi, che difendere dagli invasori la propria casa è meglio che cercare nuovi orizzonti  in terre che sono popolate da amici che tanto amici non sono o non si dimostrano tali.

Quello che oggi manca – ed è la ragione fondamentale per la quale abbiamo iniziato questa ricerca – è una politica, una classe politica che si candidi a guidare questo cruciale passaggio della nostra storia.

Le tradizioni politiche democratiche, quella liberale come quella socialista, stanno vivendo con sconcerto la disillusione di non essere affatto i protagonisti unici della politica europea e mondiale, come pensavano sarebbe avvenuto con la fine degli antagonisti del Novecento, il fascismo ed il comunismo, indulgendo così a pratiche di governo dirigiste e centraliste e trascurando tanto le articolazioni sociali, che sono tutt’altro che scomparse, tanto quelle territoriali.  E’ quello che stiamo vivendo da alcuni anni in Italia, essendo paradossalmente per una volta in sintonia con i trend mondiali, dall’America di Trump alla Russia di Putin.

Proposte per il tempo che viviamo

Quando si è in una situazione di crisi politica come quella che stiamo vivendo è buona norma tornare ai fondamentali, ai principi-base di qualsiasi mestiere quale anche la politica è.

Chi si candida a guidare il passaggio di questa area politica, che non è scomparsa ma non trova adeguata rappresentanza, deve ridiscutere, ritrovare ed esplicitare proprio gli elementi base di una proposta adeguata al tempo che viviamo: gli obiettivi espressi con chiarezza, gli strumenti per raggiungerli, il suo popolo di riferimento.

Con la necessaria modestia, quello di cui discutiamo oggi è l’obiettivo politico che indichiamo in  una Europa solidale,  in linea con l’ esperienza della socialdemocrazia che, come ci ricorda il prof Cacciari, non ha affatto fallito ma, al contrario, costruendo il modello di welfare quale abbiamo conosciuto, ha realizzato i suoi obiettivi principali, costruendo un modello di società solido e coeso che ha permesso al sistema europeo  di resistere anche nel crepuscolo protrattosi troppo a lungo.

Ne sono dimostrazione le recenti elezioni della Baviera e della Svezia, laddove anche nella crisi profonda del partito di riferimento ( i popolari in Baviera, i socialdemocratici in Svezia) l’urto delle forze  antisistema è stato assorbito mantenendo la pregiudiziale verso i movimenti antidemocratici e con l’avvento di formazioni politiche nuove e fortemente critiche verso i partiti tradizionali, come i Verdi ed i Freie Waehler civici bavaresi, ma saldamente ancorate ai principi democratici e solidaristici.

Continuità politico-culturale vuol dire infatti  innanzitutto aggiornamento degli obiettivi e, soprattutto, innovazione senza abiure o conservatorismi senza tempo. Il nostro modello non è il liberismo anglosassone che ha spesso prevalso nelle stanze di Bruxelles né tantomeno le  democrature  russo-cinesi cui improvvidamente qualcuno dice di ispirarsi durante qualche viaggio “istituzionale” trasformato in scampagnata con gli amici del bar cui da troppo tempo  molti esponenti politici della cosiddetta “Seconda Repubblica” ci hanno abituato.

Un modello di riferimento

Il nostro modello non è, per intenderci, quello di un neostatalismo assistenzialista che pensa di risolvere i suoi problemi affidando alle Ferrovie di Stato l’Alitalia al modico prezzo per il bilancio pubblico di 2 miliardi di euro sull’unghia  o che pianifica un reddito di cittadinanza che,  gettato su una platea in gran parte incognita, quantomeno andrà a incrementare gli introiti di alcuni milioni di evasori fiscali e lavoratori in nero e finirà per dare la mazzata finale a quella parte di Sud che sta cercando di uscire, riuscendoci più spesso di quanto non si creda, dal sistema peronista e inefficiente che le classi dirigenti locali hanno perpetuato sotto ogni governo .

  • Il nostro modello prevede una decisa scelta per la civiltà e la dignità del lavoro garantita tanto dagli investimenti infrastrutturali, di cui parleremo oggi, come da servizi per così dire “soft” all'altezza, credito all'impresa su progetti di innovazione, un nuovo welfare che guardi ai nuovi mestieri e ai giovani. Noi siamo d’accordo con i lavoratori del terzo valico che chiedono lavoro e non assistenza e lo siamo anche con il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi quando nella recente assemblea annuale ha presentato al sempre più dimesso ministro Tria proposte alternative ad ogni singolo punto della manovra del Governo, mettendo sul tavolo la disponibilità delle imprese a farsi carico di quella responsabilità sociale non limitata ai propri azionisti che in passato anche recente è spesso mancata.
  • Il nostro modello è quello della collaborazione pubblico-privato, con il pubblico generalmente nella posizione della regia e del controllo, per assicurare equità e pari opportunità, comprendendo e conoscendo a fondo le diversità territoriali non per cristallizzarle, ma per affrontarle con strumenti diversi adeguati al problema. Il nostro modello prevede soluzioni che più che all’illuminismo primitivo di Rousseau si ispirino al pragmatismo dei municipalisti come Emilio Caldara, principale esponente come sindaco di Milano dell’unico riformismo che in Italia abbia raggiunto tutti gli obiettivi concreti che si era posto, il riformismo degli amministratori socialisti e cattolici delle città padane sia al tempo dell’Italia liberale che di quella repubblicana.

L’Europa federale dei territori

Il messaggio politico che si vuole emerga  è quello di una Europa federale che nasca dai territori e non dagli Stati. Si deve trattare di una proposta concreta che unisca le scelte simboliche e di “sogno politico” ( elezione diretta, governo-commissione espressione del Parlamento e non dei Governi, prospettiva di unità politica federale in tempi non lunghi) a precise scelte programmatiche sulle questioni e le opzioni che devono costituire l’Europa della città e dei territori alternativa a quella delle “troike” finanziarie:  i due temi in discussione oggi, Logistica e Competitività dei territori, sono quelli che il “Gruppo di Verbania” ha individuato come prioritari .

La sfida è “riaprire le strade dell’Impero Romano”,  non chiudere confini fisici o virtuali: una recente ricerca dell’Università di Copenhagen  guidata dal prof Dalgard  ha stabilito infatti  che «c’è maggiore attività economica in luoghi con maggiore densità di strade romane». C’è insomma una «persistenza» dell’investimento di duemila anni fa. «La persistenza negli investimenti infrastrutturali è una fonte potenziale di persistenza nello sviluppo comparativo», sostiene Dalgaard. E «la densità di strade romane si è rivelata essere un forte previsore dell’attività economica contemporanea». 

Logistica e trasporti sono il “core business” del Nord Ovest ( “fa più il Freccia Rossa che una riforma enti locali” – cito  Piero Bassetti) . In Lombardia c’è il 25% del settore, nel Nord Ovest arriviamo vicini al 40% italiano. Il peso del settore logistica sul Pil italiano è il 13 % in crescita. 

Non più solo commercio: Europa è una gigantesca fabbrica policentrica ed i magazzini sono stati sostituiti dal real time su gomma e ferro.

Tav, Terzo valico, infrastrutture ferroviarie e viabilistiche, reti di telecomunicazione a banda larga e ultralarga sono l’apparato circolatorio, mentre merci, persone e informazioni sono il sangue della società post capitalistica. Occuparsi dei collegamenti di Vado Ligure, Genova, Chiomonte, Rivalta,  Domodossola è come verificare lo stato di salute delle nostre arterie. Se si chiudono, moriremo, morirà la nostra civiltà : DOBBIAMO DIRLO CON CHIAREZZA.

 

La qualità ambientale

L’altro corno della nostra politica è l’ambiente. Non solo tutela della salute, ma competitività ed attrattività derivante da possibilità di lavoro e produzione, qualità della vita dipendono dalla situazione del territorio.

Curare ambiente e città nell’era post industriale è assolutamente decisivo, a Genova come a Taranto, ma anche Dusseldorf o Lille. Per questo i sindaci sono in prima linea

L’area metropolitana con funzione di  perno  è l’asset  fondamentale di sviluppo del Nord Ovest ed è la locomotiva – unica – in grado di tenere agganciato il treno italiano all’Europa.

Se Milano non può fare a meno del suo “contado” che oggi ha  una dimensione sovraregionale , l’Italia intera senza il brand, la reputation, la spinta, il lavoro di Milano si fermerà sui contrafforti delle Alpi. Ad aspettare l’arrivo di un Annibale?

La caduta del pendolo sul sindaco di Genova come commissario per il ponte e il decollo/azzardo della candidatura  olimpica lombardo/veneto in autonomia politica, gestionale e finanziaria,  sono due segnali che vanno nella direzione di un difficile, non privo di contraddizioni  ma inevitabile passaggio dalla rivendicazione di una autonomia “ottriata” alla pratica di una autonomia di totale responsabilità   da parte della comunità del Nord Italia.

E’ ormai opinione comune che sia necessaria la nascita di un nuovo schieramento che si muova in netta discontinuità sia con lo schema del partito a vocazione maggioritaria, sulla cui estinzione nessuno ha dubbi, sia con quello che vede una  forza principale attorno alla quale si collezionano liste civiche o maggiormente caratterizzate in senso identitario. E questa notazione vale, non tanto casualmente, per entrambi gli schieramenti del bipartitismo di fatto della Seconda Repubblica, entrambi sconfitti e definitivamente archiviati dal voto del 4 marzo.

Oltre il modello di partito

Il contributo più importante che la galassia di liste ed amministratori civici deve portare è relativo alla proposta politica. 

La nostra ambizione è quella di proporre una politica all’intero centrosinistra ed al contempo favorire l’ingresso e la militanza di un nuovo personale che non passa e non vuole passare più dal canale del partito. L’esperienza di Milano, di Brescia e di molte realtà minori del Nord Ovest e, di recente, in negativo quello del Trentino, dimostrano che già oggi questo schema è l’unico in grado di competere sia con il vecchio centrodestra che con l’alleanza populista.

Per farlo, per essere competitivi, bisogna pensare  a qualcosa che prescinda dall’esercizio del dovere civico della partecipazione attiva da parte di tutti i cittadini.

Se i partiti e le forme tradizionali della politica non attraggono più, non può dirsi lo stesso di attività e settori altrettanto importanti per la formazione di una coscienza civile di un popolo : il grande mondo del volontariato, mai così vivo, attivo e numeroso; lo sviluppo a crescita esponenziale di iniziative culturali e di valorizzazione del patrimonio artistico e culturale del territorio; le attività di accoglienza turistica e sociale, che vedono un numero sempre maggiore di addetti di settore, ma soprattutto un crescente coinvolgimento delle comunità, che si fanno ad un tempo custodi e promotori del patrimonio ultramillennario che costituisce la vera base e l’essenza stessa del cosiddetto “made in Italy”.

A valle di un referendum

Non possiamo iniziare i lavori di questa giornata a Verbania senza ricordare come una settimana fa si sia svolto un referendum per il passaggio dal Piemonte alla Lombardia del Verbano Cusio Ossola, referendum che come è noto non ha raggiunto il quorum richiesto. Senza entrare nella valutazione specifica dell’oggetto (in concreto una variazione più amministrativa che istituzionale) non possiamo non valutare come il referendum abbia tratto ragion d’essere nella forte volontà di partecipazione e protagonismo del territorio. Se un diverso posizionamento all’interno di un assetto istituzionale regionale che è in sé  largamente discutibile  non poteva essere risolutivo e forse sarebbe stato addirittura fonte di ulteriori problemi, gli oltre trentamila votanti sono un segnale di un malessere e comunque dell’esistenza di problemi di identità e di missione di questo territorio che devono essere affrontati : nella tavola rotonda di questo pomeriggio parleremo certamente anche di questo,  magari parafrasando nuovamente Piero Bassetti e scoprendo che “farebbe più il passante trenord che un cambio di indirizzo dell’assessorato ai trasporti..”.

Alcune conseguenze di questo ragionamento.

  • Il ritorno alla politica, all’impegno diretto è un dovere che i movimenti civici sentono e ne costituisce anzi la ragion d’essere : il passo in avanti che deve essere fatto oggi è l’estensione ed il ritorno di questa etica dei diritti e dei doveri a tutta la politica per costituirne modello per il futuro che abbiamo già di fronte. Dunque, un nuovo modo di fare politica.
  • Gli enti locali possono e debbono essere il motore di questo rinnovamento. I sindaci e gli amministratori locali sono parte della classe dirigente del territorio, sono riconosciuti come tali da cittadini e dalle altre istituzione, rappresentano ad un tempo l’autorità e l’identità, la delega e la condivisione.
  • Perché sono vicini alla gente, cioè ai cittadini e perché possono chiedere ai propri cittadini, su base volontaria, un impegno a favore della comunità e a vantaggio del territorio. E possono promuovere con semplicità e trasparenza azioni innovative e concrete immediatamente visibili e concretizzabili. Per esempio valorizzando quell’enorme asset costituito da professionalità in attesa di essere valorizzate, per così dire, messe a reddito: parlo di un volontariato civico messo a disposizione della comunità e del territorio. Un impegno civile organizzato e gestito dagli enti locali per lo sviluppo e la gestione di progetti precisi. Un impegno  non per discutere di ideologie ma per realizzare delle cose e controllarne il funzionamento.
  • Questo si chiama partecipazione ed ha almeno due valenze, una politica in quanto coinvolge i cittadini dalla base e li fa partecipi, di fatto, della gestione della res pubblica e l’altra perché libera una ricchezza poco utilizzata e molto presente sui nostri 

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