La scuola resta ancora l'anello più debole tra le aree in crisi per la pandemia.
Quella di salvare l'anno scolastico e di farlo recuperando l'insegnamento in presenza, è ormai diventata una rivendicazione che unifica studenti, genitori e insegnanti.
La DAD è stata tradotta come acronimo di Dimenticati A Distanza e rischia di far diventare generalizzata la rivolta contro i meccanismi "artificiali" di istruzione. Certamente tra i tanti paradossi delle politiche antivirus del governo quelle verso la scuola stanno diventando le più clamorose. E lo scaricabarile tra regioni e governo centrale rende tutto più insopportabile.
Al centro della insofferenza non c'è soltanto la consapevolezza (acuita dal lockdown) che la formazione deve passare attraverso la presenza fisica, condizione necessaria e unica che permette socializzazione, incontro, confronto, crescita. Come dice Giovanni Cominelli al centro della protesta e del disagio c'è tutta la situazione della politica scolastica, del tutto insufficiente a far fronte alla crisi pandemica.
Grazie ad Andrea Cherchi per il servizio fotografico.
Chi non vuole salvare l’anno scolastico?
di Giovanni COMINELLI
Una previsione era solidissima fin dai primi di settembre del 2020: che il Covid non ci avrebbe dato tregua e che, pertanto, occorreva impegnarsi per mettere in sicurezza l’anno scolastico 2020-21. Operazione complicata, perché la scuola non è un mondo a parte. Un ragazzo che va a scuola coinvolge la famiglia, da cui muove, i trasporti con cui si muove, l’istituto scolastico verso cui e dentro cui si muove, i compagni con cui si muove…
Il guaio è che Covid-19 è il compagno clandestino di questi movimenti. Invece, il Governo e la Ministra Lucia Azzolina avevano deciso che gli Istituti scolastici erano al riparo, sulla scorta dei dati forniti dal Comitato tecnico-scientifico, che isolavano artificiosamente i numeri dei contagi che avvenivano a scuola da quelli che erano imputabili ad altri ambienti. Per la Azzolina nel mese di ottobre i contagi erano lo 0,021% tra gli studenti e lo 0,047% tra i docenti. Peccato che gli ambienti siano reciprocamente permeabili. Perciò gli Istituti scolastici non sono al riparo dal Covid così come non lo sono i bar, i cinema, le palestre, gli autobus...
Questa percezione realistica avrebbe dovuto orientare fin da settembre le politiche della sicurezza nelle scuole. Il Governo ha sbandato tra le retorica lacrimosa della “generazione perduta all’educazione e al sapere” e l’inerzia pratica totale o le misure comico-costose dei banchi con le rotelle. (...)
(Editoriale da santalessandro.org