Test sierologici e tamponi: le parole chiave della seconda fase.

Test sierologici e tamponi: le parole chiave della seconda fase.

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di Luciano Pilotti
(uscito sul Corriere della Sera di Brescia di venerdì 15)

I cittadini lombardi e certo quelli bresciani chiedono apertura in sicurezza che significa mantenere tutte le misure di distanziamento sociale e protezione consolidate. Ma anche soprattutto le analisi diagnostiche disponibili: test sierologici e tamponi. Perché senza questi il tracing da app (quando saremo pronti non si sa ancora) non servono a nulla se non siamo in grado di discriminare tra positivita' e negativita', tra coloro che sono entrati in contatto con il virus e hanno sviluppato anticorpi e chi no. La potenza di fuoco regionale della diagnostica per dar corpo alle 4 D (o 3 T – tracing, test, treatment) andrebbe sviluppata in questa direzione ora che andiamo verso una “normalizzazione” degli ospedali ma con positivi e morti che non scendono come dovrebbero e avendo iniziato ad “aprire”. Ora a quasi tre mesi dall'inizio dell'epidemia si consente alle imprese di fare test ai propri dipendenti, misura fondamentale per la sicurezza sui posti di lavoro, ma solo affidandoli ai laboratori privati.

E i laboratori ATS pubblici (tra cui quelli di Brescia) con significative competenze umane e tecniche consolidate perché "escluderli" ? Quale la ratio ? In una guerra come questa si devono usare opportunamente tutte le armi disponibili, soprattutto in una regione che continua ad avere meta' dei contagiati e dei morti di tutto il paese. Come peraltro insegnano le esperienze positive di Veneto, Emilia Romagna e Toscana. Vogliono il Presidente Fontana e l'assessore Gallera dire ai cittadini lombardi che chiedono a gran voce (e sensatamente) di svolgere queste analisi  (a loro spese) perché invece si tiene una mano legata dietro la schiena, dopo essere in gravissimo ritardo sulle autorizzazioni anche per le imprese e avendo privilegiato inizialmente un solo operatore? Possibile che in tre mesi la forza industriale farmacologica lombarda non sia stata in grado di predisporre test e reagenti adatti ? Cosa ha frenato ? Perché la politica dei test è ormai indicata anche dalla OMS – seppure anche in qui in grave e doloso ritardo – come parte di una strategia medico-sanitaria ecosistemica che ha nella medicina territoriale la sua diga fondamentale contro il virus, a difesa della seconda diga che è quella ospedaliera e della terza che sono i reparti intensivi. La politica deve giustificare le proprie scelte, motivarle, per responsabilita', soprattutto per proteggere il bene primario che è la salute. Ponendosi  ragionevolmente ed umilmente in ascolto degli utenti (oltre che della scienza e degli operatori sul fronte sanitario lasciati a mani nude  nelle trincee), anche delle loro paure e insicurezze, spesso alimentate dalla stessa politica che non sa informare o lo fa male, oppure in modo inefficiente e distorto.

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